Introduzione alla lettura dei fascicoli


L'analisi dell'elenco dei fascicoli conservati nel Fondo Questura dell'Archivio di Stato di Fiume, la loro categorizzazione ed il confronto con il database degli ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico hanno portato all'individuazione dei seguenti punti di interesse o problemi:

  1. la corrispondenza tra categorizzazione e reale contenuto dei fascicoli
  2. il contenuto dei fascicoli con intestazione Židov - ebreo o Židov internirac/ebreo internato senza altra indicazione
  3. le vicende degli internati nei campi italiani in Jugoslavia (Kraljevica, Arbe)
  4. le vicende dei rifugiati a Fiume e criteri con i quali viene deciso o meno l'internamento
  5. le vicende di persone i cui nomi compaiono negli elenchi dei profughi che avevano tentato invano di entrare in Italia attraverso i vari passaggi di frontiera della Provincia del Carnaro con le zone annesse o occupate della Jugoslavia e che, successivamente, risultano internate in Italia
  6. la presenza, tra gli intestari dei fascicoli di nomi di internati in varie località italiane dei quali non si era trovato documentato alcun contatto con la città di Fiume

E' stata quindi richiesta all'Archivio si Stato di Fiume la riproduzione dei documenti contenuti in quarantadue fascicoli, scelti tra quelli che si supponeva avrebbero potuto fornire qualche indicazione su quanto sopra indicato.

Il campione esaminato risulta decisamente insufficiente a fornire un quadro preciso di ciò che accadeva ai profughi che passavano attraverso la città di Fiume o le località ad essa vicine, per cui anche le osservazioni che seguono vanno considerate come un contributo iniziale o, meglio, un invito ai ricercatori ad approfondire l'analisi di queste fonti che, come si è già detto, sono state rese disponibili per la consultazione da pochissimo tempo e non sono mai state, finora, studiate.

L'arco temporale durante il quale i fascicoli esaminati sono stati tenuti va dal 1937 al 1944.

Relativamente a questo ultimo anno, va subito detto che ad esso risalgono i fascicoli che avevano suscitato il problema indicato al punto f) delle tematiche sopra elencate: questi fascicoli contengono i telegrammi con i quali si segnalava alle autorità di Fiume, città di frontiera, l'allontanamento degli ebrei stranieri che erano fuggiti dalle località in cui erano stati internati e se ne chiedeva il "rintraccio" ed il fermo.

Gli altri fascicoli contengono, invece, informazioni sulle procedure relative agli ebrei stranieri residenti nella città di Fiume, divenuti apolidi a seguito della promulgazione delle leggi razziali, ai profughi che erano entrati a Fiume o in generale nella Provincia del Carnaro prima dell'entrata in guerra dell'Italia, a quelli che vi erano giunti clandestinamente dopo la dichiarazione di guerra alla Jugoslavia, o che, anche dai campi istittuiti nei territori annessi inviavano richieste di trasferimento in Italia.

Le autorità con le quali tutti si confrontavano e che erano preposte alle decisioni che li riguardano sono la Prefettura e la Questura di Fiume, la Questura di Abbazia, le quali fanno capo, per le decisioni finali, al Ministero dell'interno. Non mancano le autorità militari, come il Comando Superiore delle FF.AA. di Slovenia e Croazia, i comandi della II armata, compreso quello dei Reali Carabinieri a suo seguito e quello del V Corpo d'armata. A queste vanno aggiunte anche i presidi di Pubblica Sicurezza ferroviaria che, a volte, sono i primi a segnalare l'ingresso dei profughi.

Moltissime le minute di comunicazioni tra le varie autorità, di alcune delle quali a volte non è presente la copia dattiloscritta ed inviata al destinatario.

L' impressione che si ricava dall'esame dei documenti è comunque quella di un notevole spiegamento di forze le quali, tenendosi continuamente in contatto, esercitavano uno strettissimo controllo delle frontiere e del territorio ed intercettavano gli "indesiderabili".

La quantità di documenti contenuti varia notevolmente da fascicolo a fascicolo. Per quanto sia possibile che molti passaggi documentari siano andati persi, è anche possibile ipotizzare che questa circostanza rimandi ad un comportamento non sempre lineare delle autorità che portava a trattamenti diversi ed in vari casi anche tra di loro contraddittori nei confronti dei profughi.

Le differenze sono rilevabili anche dalle motivazioni che accompagnano questi provvedimenti: ad esempio lo stesso internamento appare in alcuni casi deciso come provvedimento punitivo, in altri una vera e propria tutela offerta ai profughi stessi, i quali, peraltro, spesso erano i primi a richiederlo.

Contraddizioni a volte inspiegabili si rilevano anche nei confronti delle singole persone da parte di autorità diverse o, a volte, della stessa autorità, anche a distanza di pochi giorni.

Di alcuni dei profughi sono documenti, oltre al fermo, i verbali di interrogatorio, la perquisizione dell'abitazione, l'arresto. Per altri, invece, ci si limita al controllo dell'ingresso, all'obbligo di dichiarazione di soggiorno, e alla sorveglianza. Altri, per quanto sorvegliati, sembrano potersi spostare con facilità tra Abbazia, Fiume, Trieste, Roma.

Impossibile poi stabilire il criterio in base al quale viene chiesto l'internamento, a volte da parte del Ministero dell'interno, altre volte dal Prefetto, spesso anche su proposta delle autorità di Pubblica Sicurezza.

Nemmeno è chiaro come mai ad alcuni tra i profughi che più volte sono respinti alla frontiera o allontanati, all'ennesimo tentativo viene concesso l'ingresso e, successivamente, se ne decreta l'internamento, mentre altri, invece, o immediatamente o anche diverso tempo dopo il loro ingresso, vengono irrevocabilmente respinti nei luoghi dai quali provenivano - quasi sempre la Croazia - nonostante le autorità fossero perfettamente informate - e i documenti lo dimostrano - delle persecuzioni cui gli ebrei erano sottoposti da parte degli ustascia.

Allo stesso modo, è impossibile individuare i criteri con i quali alcune domande di trasferimento in Italia in campi istituiti in territorio della ex Jugoslavia vengono accettate, altre, invece, rifiutate.

Per tutti questi motivi si è ritenuto utile presentare, attraverso la sintesi dei documenti contenuti nei fascicloli, la ricostruzione delle vicende degli intestatari, così come i documenti stessi la consentono, ridefinendone così la categorizzazione e considerando le varie storie alla stregua di tessere di un mosaico che, messe insieme, formano il disegno o, almeno, come in questo caso, ne danno un'idea.

Le richieste dei fascicoli che eventualmente interesseranno i ricercatori possono essere effettuate via mail al seguente indirizzo: drzavni-arhiv@ri.t-com.hr