L'atteggiamento del governo italiano Indice Dalla DPs Division dell'UNRRA all'IRO

INFILTREES

Infiltrees: era questo il termine con il quale si definivano le displaced persons che dai primi mesi del 1946, viaggiando per ferrovia e in gruppi ben organizzati, iniziarono ad arrivare per lo più clandestinamente, nelle zone di occupazione americana e francese.
La maggior parte di esse era costituita da ebrei tra i quali il 90% circa proveniva dalla Polonia o dai territori una volta polacchi occupati dai Russi. Il restante 10 per cento proveniva dall'Ungheria e dalla Romania.
Le due zone nelle quali si fermavano al loro arrivo nell'Europa occidentale costituivano solo la prima tappa del loro viaggio. Del resto rimanervi stava diventando sempre più difficile.
In particolare nella zona americana, infatti, ai clandestini che fossero arrivati dopo il 21 aprile 1947 non veniva più consentito l'ingresso nei campi per displaced persons. L'esercito statunitense, pur continuando a non impedire loro l'ingresso, non offriva più assistenza, ma solo ospitalità in centri di permanenza temporanea.1
Questa condizione pesava relativamente, perché la loro seconda tappa, già prevista, sarebbe stata l'Italia, nella quale entrare sempre clandestinamente, mentre quella desiderata dalla maggior parte, era la Palestina.
E' per questo motivo che, come scrive Susanna Kokkonen, questo movimento può essere definito come una trasmigrazione. 2
La storia che raccontavano era sempre la stessa: sopravvissuti alla Shoah, ora fuggivano dai lutti, dai progrom e dalla miseria, verso quella che consideravano la loro vera patria, ancora spinti dalla prospettiva che tutte le DPs ebree, anche quelle senza alcun documento, dalla penisola avrebbero potuto raggiungere la Palestina anche se sempre clandestinamente, nonostante le difficoltà e i rischi che ancora avrebbero dovuto affrontare.
Questi non scoraggiavano affatto gli infiltrees, sia quelli che rimanevano fuori dai campi, sia quelli che l'UNRRA riusciva ad ospitare. Erano la stessa libertà di movimento che si trovavano ad avere e l'impossibilità da parte dell'UNRRA di operare un effettivo controllo sui loro movimenti a facilitare la loro partenza verso le frontiere italiane.
Il controllo su di essi nelle zone di occupazione - rileva nel settembre del 1946 Harry Zimmermann, nella relazione già citata - è nelle stesse cattive condizioni che abbiamo qui in Italia. La procedura di registrazione segue lo stesso principio dei centri italiani, ovvero il completamento dei moduli I, 2 e 3, come previsto dalla "Guida alle operazioni DP" emessa dal SHAEF, Sezione Sfollati G.5, rivista nel maggio 1946. Questo sistema non consente adeguati controlli e, tra l'altro, non è in grado di stabilire con sicurezza se un assistito sia registrato o meno. 3
Le informazioni sulle cifre che arrivano dalle zone di occupazione oltre frontiera - prosegue Zimmermann - non sono rassicuranti: sono 75.000 gli ebrei presenti, nei centri di assistenza e, oltre a questi, si stima che 30.000 risiedano nelle comunità della zona e ciò lascia prevedere che entro il mese di gennaio del 1947 gli infiltrati ebrei saranno 140.000.
In vista della possibilità dell'aumento dei passaggi clandestini in Italia, le sue raccomandazioni sono che:
- anche in Italia sia istituito un centro per infiltrees, che tenga sotto controllo l'afflusso dal confine;
- sia questo l'esclusivo punto di registrazione di tutti gli infiltrees;
- nessun rifugiato venga ammesso all'assistenza dell'UNRRA a meno che non presenti documenti di registrazione e regolare ordine di movimento emesso dal Centro.
La relazione si chiude con la proposta che le autorità di polizia alleate e italiane siano informate di tale procedura e invitate a collaborare per il controllo dei documenti di identità e di viaggio. 4
Come si vede, le considerazioni di Zimmerman chiamano in causa contemporaneamente sia l'UNRRA che il governo italiano, chiedendo loro un'azione congiunta, non di rifiuto della loro accoglienza e dell'assistenza, bensì di controllo e di gestione dei flussi.
Le ultime norme emanate per regolare gli ingressi di stranieri erano entrate in vigore il 1° gennaio 1947, proprio mentre l'afflusso degli infiltrees stava aumentando giorno per giorno.
In base ad esse, per entrare in Italia, era obbligatoria una autorizzazione ministeriale che però veniva concessa solo se l'ingresso avveniva a scopo di turismo o di transito e, conseguentemente, il permesso di soggiorno aveva una durata molto limitata; solo in via "di assoluta eccezione" era possibile fermarsi nella penisola per motivi di lavoro o in via definitiva.
Chi veniva sorpreso a contravvenire a queste regole, correva il rischio di essere arrestato ed internato in campi di detenzione, come quello di Fossoli, di infausta memoria, o quello delle Fraschette in provincia di Frosinone - già utilizzato come campo di internamento per ribelli o loro familiari arrestati in Jugoslavia durante la guerra - o, addirittura, quello di Lipari.
Naturalmente il controllo degli ingressi era un dovere da parte del governo, ma non è possibile non rilevare come i termini con i quali esso veniva regolato, sembrino ricalcati dalle circolari fasciste emanate a partire dal 1938 per impedire o rendere meno agevole l'ingresso degli ebrei stranieri in Italia. 5
Per quanto i nuovi provvedimenti riguardassero tutti gli stranieri, alcuni documenti fanno sorgere il dubbio che i timori maggiori - a vari livelli, come si vedrà in seguito - li creassero gli infiltrees ebrei.
E' il caso, ad esempio di un appunto della direzione Generale di pubblica sicurezza del 25 gennaio 1947 nel quale si descrivono esclusivamente i problemi creati dall'intensificarsi degli ingressi clandestini di questi ultimi che secondo una non meglio identificata fonte ebraica, quindi certo ben informata, sarebbe ammontato nel 1946 per lo meno a 10.000 unità.
Finora - continua il documento - gli uffici della Direzione Generale di P.S., d'intesa con la direzione Generale degli Affari Politici del Ministero degli Affari Esteri, ha affrontato il problema cercando di contemperare le esigenze di carattere umanitario, nei confronti di vittime della guerra e di gravi persecuzioni, con quelle di ordine interno, diretto ad evitare l'influsso di questi gruppi - che sono poi quelli dell'Europa Centro-Orientale, e la loro permanenza nel nostro Paese, già saturo di popolazione e che ha a sua volta bisogno di assicurarci [sic]sbocchi per l'emigrazione.[…] Quanto all'ordine pubblico, alla pubblica sicurezza e ai nostri interessi economici va infine rilevato che trattasi, di gente che, in grande maggioranza, si dedica ad attività improduttiva ed illegale, particolarmente al cosiddetto mercato nero della valuta e degli oggetti preziosi.
L'autore dell'appunto non manca di segnalare anche le pressioni che si ricevono da parte dell'American Jewish Joint Distribution Committee e da parte dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane per ottenere, per gli ebrei, numerose facilitazioni per gli ingressi ed i soggiorni, ma anche autorizzazioni a impiantare sanatori, case di cura ed altre istituzioni del genere che poi, alla prova dei fatti, risultano essere i centri di raccolta di smistamento e di direzione dell'immigrazione clandestina, e finiscono per costituire le basi d'appoggio della stabilizzazione degli ebrei nel nostro Paese. 6
Questo atteggiamento sembra corrispondere a quello manifestato da qualche partito o circolo politico, stando a quanto riportato in una delle relazioni compilate da funzionari dell'UNRRA relativa al mese di novembre del 1946.
Nelle ultime settimane, alcuni dei più tendenziosi e sciovinisti giornali italiani hanno pubblicato articoli sfavorevoli sui DP nei campi UNRRA, sottolineando le attività del mercato nero, il risentimento della popolazione locale a causa dell'aumento del commercio turistico, i rischi per le condizioni di salute, l'aumento dei prezzi ecc. Questi articoli sono stati ripresi da alcuni articoli della stampa anglo-americana.
Secondo l'estensore della relazione, invece, la realtà è completamente diversa, dal momento che:
l'italiano comune, il contadino o l'artigiano sembrerebbe avere più comprensione per le sofferenze delle vittime della persecuzione fascista che non gli autori di questi articoli. Abbiamo nei nostri archivi molti resoconti di relazioni eccellenti tra la popolazione italiana e i residenti nei nostri campi: i DP che condividono le loro razioni con gli italiani durante le feste locali; partite di calcio e altri eventi sportivi con i DP che competono con gli italiani nel più amichevole degli spiriti; apprezzamento da parte della popolazione locale che un campo UNRRA nelle vicinanze porta opportunità di mercato per i prodotti locali. 7
Difficile stabilire quale dei due atteggiamenti fosse più diffuso nella società italiana in quegli anni. Fatto sta che, sempre all'inizio del 1947, esattamente il 17 gennaio, il governo indisse il censimento rivolto a tutti gli stranieri presenti nella penisola, esclusi i diplomatici e i funzionari di organizzazioni internazionali.
Tra i documenti relativi alla missione italiana dell'UNRRA è conservata la scheda che fu usata in quella occasione. Esaminandola ci si può rendere conto direttamente dei limiti dell'operazione e della correttezza delle preoccupazioni di Paolo Contini nel momento in cui - come già visto - ne preannunciava l'attuazione. Intanto, contrariamente a quanto si nota sul documento che attesta il permesso di soggiorno conservato nella stessa busta, le 14 voci da compilare sono scritte tutte in italiano. Per di più esse pongono domande piuttosto specifiche, ad esempio riguardo alle condizioni economiche, alle proprietà ecc.
E' evidente, quindi, che a molte domande avrebbero potuto rispondere solo stranieri dotati di documenti in regola, autonomia economica, anche se minima, libertà di decisione sul rimpatrio o meno, mentre le displaced persons, infiltrees o non infiltrees avrebbero potuto compilare la scheda solo nella parte che chiedeva di indicare le generalità, il bisogno di assistenza, la volontà o meno di rimpatriare e, infine, le eventuali espulsioni subite da altri stati.8
Del resto, era stato già dichiarato dalle autorità italiane che la rilevazione non aveva solo l'obiettivo di verificare la consistenza numerica di queste persone e di delinearne la composizione, ma anche quello di procedere, in modo ordinato e graduale, a una discriminazione e a un allontanamento dal paese di coloro la cui permanenza non fosse risultata "interessante" Questi sarebbero stati scoperti facilmente, visto che una controprova della partecipazione al censimento sarebbe stata apposta anche sul permesso di soggiorno, di qualsiasi durata esso fosse, ammesso che ne fossero in possesso. 9
L'UNRRA fu espressamente chiamata a far compilare la scheda del censimento i propri assistiti, nei campi, nelle hachsharoth . Quelli che erano fuori dai campi si sarebbero dovuti presentare alle questure, per assolvere al compito.
Interessante, a questo proposito il cablogramma inviato da Sir Humphrey Gale, rappresentante del direttore generale dell'UNRRA, a Keeny, il 20 febbraio 1947 mentre le operazioni del censimento erano in atto.
Il censimento da parte del governo italiano è una misura ragionevole, ma condivido la tua apprensione e approvo la tua proposta di conferire al massimo livello al fine di tutelare per quanto possibile l'interesse delle displaced persons. […] E' infatti evidente, continua Gale, che la data del 31 marzo 1947 rischierebbe di diventare un discrimine molto rischioso per gli assistiti, che, tra l'altro, cade proprio mentre sono avviate le operazioni di trasferimento delle responsabilità delle displaced persons dall'UNRRA all'IRO. Sarebbe - a suo avviso - inopportuno e imprudente per il governo italiano intraprendere qualsiasi passo che possa pregiudicare la situazione in attesa della costituzione della nuova organizzazione che ha anche criteri di ammissibilità più ampi di quelli dell'UNRRA. 10
L'11 marzo del 1947, pochi giorni prima che scadessero i termini del censimento, il Ministro degli esteri italiano Carlo Sforza incontra una delegazione dell'UNRRA guidata dal capo della Missione italiana.
Di questa riunione gli archivi conservano il verbale che viene di seguito sintetizzato. Da esso emerge con chiarezza il fatto che era proprio la presenza delle DPs ebree a causare le maggiori preoccupazioni del governo italiano.
Il Ministro Sforza apre infatti la discussione sottolineando che il governo italiano è solidale con la condizione delle persone sradicate dal loro paese a causa della guerra, ma poco dopo smentirà se stesso, dichiarando che uno dei motivi del suo odio per il fascismo era che aveva cercato di creare un problema ebraico in Italia, dove prima non era esistito l'antisemitismo. Avverte, tuttavia, che se un gran numero di ebrei entrasse in Italia potrebbe sorgere un problema di antisemitismo.
E' per questo motivo che concorda con le posizioni dei funzionari che lo accompagnano. Secondo questi ultimi gli stranieri - compresi, quindi, anche gli ebrei - che non si sono fatti registrare con il censimento, non avranno diritto al permesso di soggiorno e saranno espulsi o internati. Si richiede all'UNRRA di fare la propria parte contro gli infiltrees, negando loro assistenza e inviando delegati ad avvertire i gruppi ebraici fuori dall'Italia che il governo italiano li avrebbe tenuti nei campi di concentramento (sic) se fossero entrati illegalmente in Italia. Gli ospiti dei campi UNRRA non sarebbero stati espulsi, ma coloro che vivono fuori correranno seri rischi come qualsiasi altro straniero in Italia. Su tutti l'UNRRA dovrà esercitare il proprio controllo: potrà consentire spostamenti nelle vicinanze dei campi, ma per i veri e propri viaggi dovrà concedere un permesso che sarà controfirmato dalle autorità di polizia locale italiane. Unica apertura concessa è l'impegno a favorire il reinsediamento delle DPs in altri paesi in accordo con l'IRO, quando la nuova organizzazione entrerà in funzione.
I rappresentati dell'UNRRA, dal canto loro, esprimono una forte preoccupazione di fronte alla concomitanza tra le operazioni di censimento i provvedimenti di espulsione emessi da alcune questure locali nelle ultime settimane e chiedono di precisare quale sarà la politica del governo sugli infiltrees dopo il 31 marzo.
Ricordano che la missione deplora l'ingresso illegale in Italia degli infiltrati, il cui numero, peraltro, sta diminuendo, ma rivendicano il mandato che impone di assistere tutte le DPs che sono state perseguitate per motivi di razza, religione o attività a favore delle Nazioni Unite. A loro avviso il governo dovrebbe rilasciare una dichiarazione secondo cui nessuna delle DPs regolarmente registrate sarà espulsa dall'Italia a meno che non commetta un crimine e che siano inviate conseguenti istruzioni a tutte le Questure. Vengono poi contestate le minacce rivolte agli assistiti che vivono fuori dai campi per i quali l'UNRRA non fa alcuna distinzione a condizione che siano ammissibili alla propria assistenza secondo le regole.
Di fronte alle richieste governative di assumersi la responsabilità del controllo dei movimenti degli assistiti, infine, essi affermano che l'UNRRA è un'agenzia di soccorso e non può imporre restrizioni oltre a quelle richieste per conformarsi alle leggi e ai regolamenti locali. Viene ricordato, infine, che già agli assistiti residenti nei campi non è consentito viaggiare senza il permesso del funzionario responsabile, ma l'amministrazione potrebbe essere disponibile a farlo controfirmare da autorità di polizia locale. 11
Nelle settimane che seguono questa sorta di summit tra governo italiano e UNRRA, inizia una fitta corrispondenza tra i vari soggetti interessati all'argomento, il cui contenuto, alla luce degli sviluppi che sarebbero seguiti a breve, cioè il passaggio della responsabilità degli infiltrees da Displaced commission dell'UNRRA all'IRO, appare, soprattutto per quanto riguarda l'UNRRA, del tutto fuori tempo.
E' comunque interessante riportarla alla luce, perché è da essa che emerge in maniera evidente la delicatezza della posizione del governo italiano che intendeva limitare l'afflusso degli infiltrees senza però apparire ad essi ostile, ma, nello stesso tempo, senza che le proprie scelte sembrassero contrastare la fermezza con la quale il governo inglese osteggiava l'immigrazione ebraica in Palestina.
Lo testimonia il documento che segue, datato 16 aprile 1947, ma che rimanda al 20 marzo precedente. Sir Humphrey Gale, rappresentante del direttore generale dell'UNRRA scrive a Hector McNeil sottosegretario al Foreign Office:
Il governo italiano ha informato l'ambasciatore di Sua Maestà a Roma in una nota del 20 marzo che aveva incaricato l'ambasciata italiana a Londra di attirare l'attenzione del quartier generale europeo dell'UNRRA e del governo di Sua Maestà sul movimento di immigrati illegali ebrei attraverso l'Italia. Mi risulta che l'ambasciata italiana avrebbe chiesto all'UNRRA che: a) le persone che abbandonano spontaneamente un campo profughi in Austria o in Germania in cui hanno ricevuto assistenza perdano il diritto all'assistenza; b) il diritto all'assistenza non dovrebbe essere concesso a coloro che abbandonano volontariamente la propria residenza, poiché ciò avviene quasi sempre come preliminare ad un eventuale viaggio illegale verso la Palestina c) l'UNRRA dovrebbe intraprendere le azioni necessarie nei propri campi in Germania e Austria e ovunque sia possibile per prevenire e impedire l'immigrazione clandestina in Italia. Il governo italiano dichiara che il numero di persone assistite dall'UNRRA in Italia è aumentato da novembre di circa 6000 unità, tutti clandestini. Da parte sua, il governo italiano ha disposto che d'ora in poi ai clandestini venga negato il permesso di soggiorno e che vengano concentrati in campi speciali in attesa di una nuova decisione. Il governo di Sua Maestà è d'accordo con il governo italiano nel deplorare l'assistenza fornita, consapevolmente o inconsapevolmente, dai rappresentanti dell'UNRRA e delle società di volontariato come l'AJDC nell'incoraggiare il movimento degli immigrati illegali ebrei in Palestina dall'Europa centrale e orientale ai paesi del Mediterraneo dove sono imbarcati dagli organizzatori di questo traffico. L'ambasciatore di Sua Maestà a Washington è stato incaricato di informare di conseguenza il direttore generale ad interim dell'UNRRA e le sarò grato se lei, da parte sua, farà tutto il possibile per impedire l'incoraggiamento di questo traffico.
Paolo Contini che pochi giorni dopo dovrà incontrare il generale inglese Duddley Ward12 sembra aver interpretato la conclusione dell'incontro in maniera diversa. In una nota inviata a Keeny il 3 aprile, egli esamina tre diverse posizioni che l'UNRRA potrebbe prendere in merito agli infiltrees:
a) escludere dall'assistenza UNRRA tutte le persone che non sono correttamente registrate con le autorità italiane;
b) continuare l'assistenza a tutti i DP ammissibili secondo le Risoluzioni che sono alla base del nostro mandato, indipendentemente dal fatto che si siano registrati o meno;
c) comunicare alle autorità italiane il nome di tutti gli stranieri che compaiono nei campi dell'UNRRA e che non sono correttamente registrati e propone di scegliere la terza, con la seguente motivazione:
A mio parere - conclude - questa terza soluzione sarebbe la più soddisfacente dal punto di vista giuridico e politico. Adottando questa politica l'UNRRA non potrebbe essere accusata di ospitare nei suoi campi, all'insaputa del governo italiano, persone che hanno violato la legge italiana. D'altra parte, l'UNRRA non potrebbe essere accusata di escludere dall'assistenza gli sfollati ammissibili secondo la risoluzione del Consiglio a causa della loro mancanza di conformità con il regolamento di polizia italiano.
Quello stesso giorno a Keeny viene inviata anche una nota del Ministero degli Affari Esteri italiano che inizia con la rassicurazione che la politica fino ad allora seguita nei confronti delle DPs ospitate nei campi dell'UNRRA continuerà anche con le agenzie che la sostituiranno, in particolare l'IRO. Il governo italiano, allo stesso tempo, conferma la propria posizione rispetto agli infiltree i quali, ora che la guerra è finita, e che tutte le persecuzioni sono cessate, lasciano la loro residenza in altri paesi, per venire in Italia illegalmente (cioè senza il visto consolare necessario sui loro passaporti). Tali persone saranno considerate illegalmente residenti sul territorio italiano e raccolte in appositi centri, in attesa di ulteriori decisioni. Il governo italiano, tuttavia, non si oppone al fatto che queste persone ricevano l'assistenza standard dell'UNRRA o dell'AJDC mentre risiedono in questi centri. Ciò però, non esclude che gli stranieri residenti al di fuori dei campi, anche se assistiti, saranno considerati stranieri residenti in Italia: essi sono, e rimarranno, soggette alle leggi che si applicano al soggiorno degli stranieri in Italia.
Su questa proposta interviene, il 5 aprile, ancora Paolo Contini.
Il governo italiano non ha chiesto all'UNRRA di escludere dall'assistenza gli infiltrees. Al contrario, la lettera dice che il governo non ha obiezioni a a che continui l'assistenza da parte dell'UNRRA o dell'AJDC agli infiltrees che saranno collocati in appositi centri (o campi di internamento) […] Se l'UNRRA notificherà alle autorità italiane i nomi di tutti gli infiltrees che richiedono l'assistenza dell'UNRRA […] e se gli infiltrees continuano ad essere considerati ammissibili all'assistenza dell'UNRRA, credo che il governo potrebbe accettare l'internamento di tutti gli infiltrees in un campo speciale amministrato dall'UNRRA ma sotto il controllo della polizia italiana.
Quasi negli stessi giorni Henry McNeal incontra l'ambasciatore inglese a Roma, sir Noel Charles. La discussione tra i due verte sul fatto che l'UNRRA sembri orientata ad accettare per la cura e il mantenimento i rifugiati di fede ebraica anche se questi possono aver lasciato il loro paese di origine in una data successiva alla cessazione delle ostilità, ma che sarebbe disposta a collaborare segnalando alle autorità italiane eventuali sfollati o rifugiati accolti nel campo che non fossero dotati dei necessari permessi governativi di ingresso o di soggiorno. Starebbe poi al governo italiano decidere quale azione intraprendere nei confronti di questa categoria di displaced persons. Le difficoltà del governo italiano in questa materia, tuttavia, sarebbero materialmente alleviate se le autorità militari alleate nelle zone contigue alle frontiere italiane esercitassero un controllo più stringente sui movimenti a cui si fa riferimento.
Anche il Parlamento inglese appare informato dei provvedimenti che il governo italiano avrebbe preso nei confronti degli infiltrees a seguito del censimento degli stranieri effettuato nei primi mesi del 1947 e sembra prenderlo quasi ad esempio.
Nella seduta del 5 maggio 1947, viene infatti chiesto sempre a Hector McNeil quali passi siano stati compiuti per contrastare i piani sionisti per l'emigrazione illegale degli ebrei dall'Europa alla Palestina; quali paesi siano stati invitati a cooperare a tali accordi e quali paesi abbiano rifiutato o offerto una cooperazione parziale e se, infine, si stia agendo - come si sta facendo in Italia - per far sì che organizzazioni come l'UNRRA non incoraggino questa emigrazione. Il ministro risponde agli interroganti che possono essere abbastanza sicuri che il governo inglese agisce in stretto contatto con quello italiano in relazione alle molte difficoltà in gioco.
Interessante il seguente commento di uno degli interroganti riportato nel verbale.
Ovviamente gli italiani non vogliono questi ebrei in Italia, e se vengono scaricati su di loro, sicuramente, il ministro deve rendersi conto che sono troppo ansiosi di farli uscire.
Una nuova posizione polemica nei confronti dell'UNRRA da parte del governo inglese emerge da una nota inviata al generale Ward da Cecil J. Edmonds, alto funzionario del Foreign Office il 13 maggio 1947
Caro Ward siamo piuttosto sconcertati dal fatto che la Missione UNRRA in Italia sembrerebbe prestare assistenza ai rifugiati ebrei in modo sproporzionato rispetto al totale, stimato in circa 150.000, dei rifugiati in quel paese. Apparentemente circa il 90% di tutti i rifugiati che ricevono l'aiuto dell'UNRRA sono ebrei, mentre almeno l'80% dei rifugiati in Italia sono non ebrei.
Le ragioni di questa apparente discriminazione non sembrerebbero essere dovute all'ineleggibilità di questi ultimi sulla base del fatto che sono "rifugiati post-ostilità", poiché anche la maggioranza dei primi sarebbe ineleggibile su questo punto.

Da parte sua l'UNRRA si difende da queste accuse rispondendo che solo per i rifugiati ebrei è impossibile il rimpatrio, mentre, per gli altri, per quanto con molti problemi, questa opzione appare più praticabile. La risposta del generale, datata 27 maggio 1947, appare comunque già oltre tutte queste discussioni e, anzi, ne può segnare la fine.
Egli, infatti, ricorda che all'inizio dei lavori delle varie commissioni che preparavano il passaggio dalla Displaced Commission dell'UNRRA all'entrata in funzione dell'IRO, fu discussa la possibilità che, in quella fase, l'UNRRA continuasse la propria attività e ammettesse all'assistenza - in base al mandato ricevuto - gli infiltrati ebrei anche se clandestini, in quanto vittime di persecuzioni razziali e che il delegato del Regno Unito era un membro della sottocommissione che successivamente aveva adottato la decisione all'unanimità.
Quando il generale scrive, era stata ormai formalmente costituita la Commissione Preparatoria dell'IRO, che avrebbe iniziato presto a funzionare, rifacendosi ai principi della nuova organizzazione, ma, soprattutto, è il caso di aggiungere, agli accordi tra gli stati in materia di ricollocamento delle displaced persons a qualsiasi categoria appartenessero, per cui egli può così concludere la sua risposta
A parte, tuttavia, le considerazioni finanziarie, è ancora incerto se, durante il breve tempo ora disponibile prima del passaggio alla Commissione preparatoria, sarebbe possibile o desiderabile attuare questa decisione.


1 Cfr nella prima parte della ricerca il contenuto delle direttive di Truman
2 Cfr: Susanna Kokkonen - Jewish Political Studies Review Vol. 20, No. 1/2 (Spring 2008), pp. 91-106, Jerusalem Center for Public Affairs,on line alla pagina http://www.jstor.org/stable/25834779. JEWISH DISPLACED PERSONS IN POSTWAR ITALY, 1945-1951 on JSTOR
3 La dimostrazione della veridicità di questa affermazione è riscontrabile nella documentazione conservata presso gli Arolsen Archives nella sezione italiana fonte di questa ricerca. Sotto la voce "non registrati" vengono catalogati più di duemila fascicoli personali, nei quali la documentazione corrisponde a quanto scrive Zimmermann, ma nella stessa situazione si trovano anche fascicoli personali presenti nelle catalogazioni suddivise in base alla nazione di provenienza.
4 S - 1480 -0000 -0049 - 00001 Reuniting of Families - UNARMS
5 Cfr su questo sito la sezione Normativa
6 Cfr Cinzia Villani - L'arrivo in Italia delle displaced persons ebree 1945-1948 cit. p.161
7 Displaced Persons Division - UNARMS
8 Registration of Aliens in Italy - UNARMS
9 Sul censimento cfr Cinzia Villani, Infrangere le frontiere cit, pp197-200
10 408 Societies and Associations - International Refugee Organization (IRO) - UNARMS cit
11 Il verbale della riunione e gli interventi successivi citati in questa pagina sono tutti in: Movement of Jewish Illegal Immigrants from Italy - UNARMS Per informazioni sulle posizioni del governo americano, inglese, italiano rispetto alla gestione degli infiltrees da parte dell'UNRRA cfr: ARIEH J. KOCHAVI: Anglo-American Discord: Jewish Refugees and United Nations Relief and Rehabilitation Administration Policy 1945-1947 in Anglo-American Discord: Jewish Refugees and United Nations Relief and Rehabilitation Administration Policy, 1945-1947 | Diplomatic History | Oxford Academic (oup.com)
12 ll generale Sir Alfred Dudley Ward , GCB, KBE, DSO, DL (27 gennaio 1905 - 28 dicembre 1991), comunemente noto come Sir Dudley Ward era stato vice capo dello stato maggiore imperiale e il comandante in capo dell'esercito britannico del Reno, ma, in quel momento, era funzionario della sede UNRRA in Europa

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