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Scheda storica - Dopo la liberazione

Una statistica compilata il 18 agosto del 1943 registra la presenza nel campo di Ferramonti di 1261 ebrei stranieri. Subito dopo la liberazione, avvenuta il 14 settembre del 1943 ad opera dell'Ottava Armata inglese quasi tutti vi rimasero, in attesa di potersi sistemare altrove o di partire dall'Italia.
Nel corso dei mesi successivi molti internanti, tra cui anche un consistente numero di quelli menzionati nel saggio, si trasferirono nei campi per ex internati e profughi creati in Puglia dagli Alleati.
Alla fine di maggio e nel mese di luglio del 1944 furono organizzate due navi, partite rispettivamente dai porti di Taranto e di Napoli, che trasportarono i profughi che ne avevano fatto richiesta verso l'allora Palestina o verso gli Stati Uniti.

I campi di raccolta in Italia


Bari-Transit camp n. 1

All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 gli alleati, tramite l'UNRRA (United Nations Relief Rehabilitation Administration) allestirono alla periferia di Bari, nella frazione di Carbonara, a Torre Tresca, un grande campo profughi, chiamato Transit Camp n. 1 avvalendosi delle baracche di un ex campo di concentramento militare per prigionieri di guerra. Nella struttura del capoluogo pugliese gli ex internati liberati nelle regioni del sud , quelli che erano arrivati dal nord Italia attraversando le linee di combattimento, i profughi provenienti dalla Jugoslavia ancora occupata ecc. vennero registrati, visitati da medici, curati quando era necessario e riforniti di abiti. Ben presto, però, il campo di Torre Tresca non fu sufficiente a contenere il grande afflusso di rifugiati e dovettero essere requisiti alcuni appartamenti nel centro della città. Gli ospiti di questo campo, come quelli di tutti gli altri creati in Puglia, continuarono a ricevere il sussidio fino al 1946. Molti di essi trovarono anche occupazione nelle diverse strutture di servizio alleate, come interpreti, traduttori stenodattilografi e in attività artigianali e commerciali.

Lecce, Santa Maria al Bagno

A Santa Maria al Bagno, in provincia di Lecce, nel 1943 fu organizzato un grande campo profughi, conosciuto come campo n°34 o con la denominazione di Santa Croce. L'installazione del campo fu opera degli inglesi, in seguito coadiuvati dall'UNRRA. L'accoglienza fu organizzata anche requisendo le case e le ville adoperate per le vacanze. I primi ad esservi ospitati furono alcune centinaia di ebrei stranieri ex internati provenienti principalmente dai campi liberati, come Ferramonti e dalle località della Basilicata. Vi arrivarono anche ex internati in fuga dalle regioni del Nord che erano riusciti ad attraversare le linee.

Riferimenti bibliografici


Lontano dall'Europa


Verso La Palestina

Nel mese di maggio del 1944 a Ferramonti erano rimasti 850 ebrei stranieri ex internati, circa 500 erano a Santa Maria al Bagno in provincia di Lecce, quasi 200 nel Transit Camp n.1 di Bari. Altri ex internati o profughi erano sparsi tra le città di Bari, Salerno, Foggia, Taranto e in altre località. Molte di queste persone, prevalentemente sionisti, erano già in possesso di certificati di espatrio per l'allora Palestina che non avevano potuto utilizzare.i Il Comitato intergovernativo per i rifugiati presso la Commissione Alleata di Controllo, coadiuvato da un Comitato per l'emigrazione ebraica creato dagli stessi ex internati o profughi presenti nei vari campi pugliesi, decise di mettere a frutto questi documenti. Mentre l'Italia del centro nord era ancora sotto il dominio nazifascista e dal campo di Fossoli partivano i treni verso Auschwitz, fu così organizzato in Puglia il primo viaggio verso l'"Erez Israel" di ebrei europei scampati più o meno fortunosamente alla persecuzione.
Il viaggio fu preparato in poco più di due settimane. Le autorità mandatarie della Palestina avevano comunicato l'accettazione di soli 117 ebrei, ma si riuscì a farne partire 570: circa 300 da Ferramonti, 150 da Santa Maria al Bagno, 120 dal Transit Camp n.1di Bari. Gli emigranti furono trasportati a Taranto, dove per due giorni attesero l'imbarco in un campo appositamente organizzato nei pressi del porto. La partenza avvenne il 30 maggio del 1944.

Fonte



Verso gli Stati Uniti


Il War Refugee Board (Ente per i rifugiati di guerra) creato nel gennaio del 1944 per la tutela dei profughi e dei rifugiati in fuga dalle persecuzioni, ottenne, dopo molte resistenze, che gli Stati Uniti creassero anche nel loro stesso territorio nazionale di luoghi di campi di emergenza in cui mettere al sicuro ebrei europei ex internati o profughi scampati alle persecuzioni naziste. L'intera operazione avrebbe avuto luogo al di fuori del sistema di immigrazione, evitando così qualsiasi problema di quote o di alterazione delle procedure per il visto.
La proposta del WRB dopo una forte resistenza fu approvata. Il nuovo organismo iniziò subito ad occuparsi della situazione che si era determinata in Puglia, dove il forte afflusso di ebrei ex internati e profughi, soprattutto jugoslavi, aveva messo in crisi le strutture create per la loro accoglienza. Il Dipartimento di Guerra statunitense individuò in Fort Ontario, presso Oswego, a nord di New York, il luogo più adatto a realizzare il progetto del WRB. Furono così presi accordi per portare negli Stati Uniti 1000 rifugiati nel Sud dell'Italia, sotto le restrizioni di sicurezza appropriate. Il 20 luglio del 1944 la nave Henry Gibbons partì dal porto di Napoli con a bordo mille profughi, 982 dei quali erano ebrei stranieri già internati nelle regioni del Sud Italia o giuntivi fortunosamente dalle regioni del Nord, ma anche direttamente dalla Jugoslavia, dalla Francia. Il 3 agosto i profughi sbarcarono nel porto di New York, da dove partirono in treno per Fort Ontario.

Fonti




i Nel "Libro bianco" Britannico, pubblicato nel 1939 era detto chiaramente che il numero degli ingressi di ebrei immigrati nell'allora Palestina dipendeva dalla capacità economica di assorbimento della regione e che, comunque, la popolazione ebraica doveva rimanere entro i limiti di un terzo della popolazione totale del paese. In termini numerici, si sarebbero ammessi, tra il 1939 e il 1944 75.000 immigrati, con un tetto massimo di 100.000. Cfr: Il Libro Bianco Britannico del maggio 1939 per la Palestina. Oriente Moderno, Anno 19, Nr. 6 (Giugno 1939), pp. 298-304, reperibile in rete sul sito www.jstor.org. Questa limitazione fu fortemente contestata dai sionisti revisionisti che sostenevano la libera immigrazione in Palestina e che organizzarono molti viaggi clandestini, conosciuti con il nome di Aliyah Bet. Tra questi, anche il viaggio della nave Pentcho. Cfr: Marco Clementi e Eirini Toliou: Gli ultimi ebrei di Rodi - Leggi razziali e deportazioni nel Dodecaneso italiano (1938-1948) cit.p.9 Gli internati in possesso di certificati ai quali si accenna nella relazione sono quasi sicuramente i naufraghi di questa nave, circa la metà dei quali (206) raggiunsero la loro meta nel maggio del 1944. Cfr il database on line sul sito www.annapizzuti.it

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