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Da Ferramonti - Agli enti di assistenza

Con un modulo per la trasmissione di documenti, la Divisione GCP, Sezione 2^ Uff. Radio della Direzione generale della pubblica sicurezza, trasmette alla Divisione Affari generali e riservati la traduzione di tre lettere scritte in lingua tedesca dagli internati Oesterreicher Richard, Han Zlata, Weiss Bruno.
Il nome dei mittenti e il raffronto delle date consente di individuare le tre lettere tra quelle scritte dagli internati di Ferramonti contenute nel fascicolo.
La mancanza di riferimenti nelle comunicazioni tra la Prefettura di Cosenza e Roma, invece, impedisce di verificare se le lettere risultino o meno messe in corso ed inviate alla sede romana dell' Opera di San Raffaele alla quale erano indirizzatei .
Su ciascuna di esse, in intestazione, si leggono la sigla 561 R 21, la data di acquisizione del documento, la data di restituzione ed il nome di chi ha eseguito la traduzione.

All' Opera di San Raffaele - Roma
Ferramonti 27.01.1943
Mi permetto di rivolgermi a voi con una preghiera e spero che vorrete prenderla in considerazione ed aiutarmi. Da quasi quattro anni sono emigrato dalla Cecoslovacchia, dimoravo in Jugoslavia e dopo il crollo della Jugoslavia sono venuto qui in Italia con mia sorella che è cittadina jugoslava e dopo un matrimonio andato male vive con me. Qui in Italia io e mia sorella siamo internati già da 18 mesi. Io ho intenzione di emigrare in paesi di oltremare con mia sorella e fondare lì una nuova esistenza, visto che sono specialista in pavimentazioni e mi prometto molto da tale lavoro. Mi rivolgo a voi con la preghiera di essermi di aiuto nell'emigrazione ed anzitutto, se possibile, provvedere al prolungamento del mio passaporto cecoslovacco scaduto, poi vi prego di fare i passi necessari per procurarmi un passaporto per apolidi con un visto in tale passaporto per un paese nel quale è ora possibile l'emigrazione. Dopo quattro anni di emigrazione e 18 mesi di internamento è mio desiderio di poter finalmente lavorare e di incominciare da capo. Rimborserò le spese del passaporto e del visto all'atto della consegna del passaporto, ringraziandovi. I miei dati personali sono: Richard Oesterreicher, già impiegato privato, nato il 3.III.1901 a Bratislava, figlio di Ludwig e di sua moglie Berta, entrambi morti. Connotati: viso ovale, capelli bruni, occhi bruni, segni particolare nessuno. Allego due fotografie e vi prego di informarmi di cosa occorre eventualmente ancora. Con anticipati ringraziamenti, sono in attesa di una risposta favorevole. F.to Richard Oesterreicher

All' Opera di San Raffaele - Roma
Ferramonti 27.01.1943
Con una sua lettera odierna , mio fratello Richard Oesterreicher internato qui con me si è rivolto a voi con preghiera di prolungargli il passaporto oppure di rilasciargli un nuovo passaporto per apolidi e di procurargli un visto per oltremare. Dopo il mio matrimonio finito male io vivo insieme con mio fratello e dopo il crollo della Jugoslavia sono venuta qui in Italia dove sono stata internata insieme a mio fratello. Mio fratello provvede con difficoltà ai miei bisogni ed ha l'intenzione, dopo aver fondato la sua esistenza all'estero di continuare a provvedere per me, visto che non ho alcuna professione e non posso continuare a mantenermi da sola. Io sono cittadina jugoslava però come documenti ho in mano solo il mio certificato di cittadinanza. Mi rivolgo a voi con preghiera di utilizzare tale documento per rilasciarmi un nuovo passaporto e se ciò incontrasse delle difficoltà, aiutarmi ad avere un passaporto per apolidi e di procurarmi un visto per paesi d'oltremare per i quali è possibile avere il visto, perché mi sia possibile emigrare lì con mio fratello. Vi prego di informarmi prima circa il passaporto, se vi devo mandare il suindicato documento oppure è sufficiente una fotocopia dello stesso. I miei dati personali sono: Zlata Han, nata Oesterreicher , nata il 2 aprile 1889 in Bratislava, donna di casa (privata) figlia di Ludwig Oesterreicher e di sua moglie Berta nata Feuer (entrambi morti). Connotati: viso ovale, capelli bruno-rossi, occhi bruni. Allego due fotografie pregandovi nuovamente di aiutarmi e di trattare la mia domanda per il visto insieme a qquella di mio fratello Richard Oesterreicher visto che noi viviamo insieme e lui provvederà in avvenire ai miei bisogni. In attesa di una risposta favorevole F.to Zlata Han

All'Opera di San Raffaele - Roma
Ferramonti, 28.01.1943
Mi permetto di rivolgermi a voi con preghiera di provvedere al prolungamento del mio passaporto jugoslavo e se ciò non fosse possibile di procurarmi un passaporto per apolidi con i necessari visti per qualche paese nel quale attualmente è senz'altro possibile l'emigrazione. Io ho l'intenzione di farmi una nuova esistenza in oltremare, poiché attualmente sono apolide. Dopo il crollo della jugoslavia sono venuto qui in italia e mi trovo dal novembre del 1941 in questo campo di concentramento. Di professione sono macchinista di turbine con pratica di molti anni, inoltre sono cantante di concerto, perciò spero con certezza che mi sarà possibile crearmi in oltremare una nuova esistenza. Mi permetto comunicare come segue i miei dati personali: Bruno Weiss, nato il 12 novembre 1909 a Brcko (Croazia) professione macchinista di turbine , figlio di Leopoldo e di Regina nata Ginsberg. Connotati: viso ovale, capelli rossobruni, occhi bruni. Allego due fotografie e vi prego di comunicarmi quali documenti vi devo mandare. Ripeto la mia preghiera poiché dopo 15 mesi di internamento vorrei andare in libertà per poter finalmente incominciare una nuova esistenza. In attesa di una risposta favorevole, ringrazio anticipatamente. Devotissimo Weiss Bruno
Rimborserò le spese incontrate all'atto della consegna del passaporto con molti ringraziamenti.

Nel fascicolo si rinviene la traduzione di altre quattro lettere, risalenti al 1942. In assenza di note della Prefettura di Cosenza che le riguardino, non si è in grado di ricostruire il loro percorso.
La prima che si riporta accenna a contatti dell'internato che la scrive con una ulteriore organizzazione di soccorso per i profughi, il Comitato italiano di assistenza agli emigrati ebrei che aveva sede a Trieste.ii

Alla signora Bruna Odesser, Trieste
Ferramonti, 3 agosto 1942
Cara signora, ho ricevuto stamattina una lettera del signor Morpurgo del 30 del mese scorso, insieme con le sue gentili parole e la ringrazio cordialmente per il ricordo [caldo] Sto corrispondendo con Milano e credo che grazie a lei, la mia esistenza cambierà in meglio. Non ho nessuna notizia di Jasin, né di mio figlio. Credo che è difficile di avere delle notizie adesso. Ignac Dromlevic

Anche la lettera che segue contiene un riferimento a quella che era una delle più grandi preoccupazioni degli internati: il destino dei familiari rimasti in patria.

Alla Croce Rossa Polacca di Roma
Ferramonti, 27 maggio 1942
Il sottoscritto cittadino polacco Giuseppe Landfisch, attualmente internato a Ferramonti di Tarsia, si rivolge alla Croce Rossa Polacca, pregandola di fornire nella misura del possibile delle informazioni riguardanti la famiglia del sottoscritto. Mi permetto di dare i particolari seguenti. Mio padre, Giacomo Landfisch era prima della guerra colonnello e abitava a Husiatyn. Mio fratello Sigismondo Landfisch era giudice a Wilna (non conosco il suo indirizzo esatto) Mia sorella Halina Roth abitava prima della guerra a Leopoli, in via … Nella speranza che la Croce Rossa Polacca darà seguito alla mia domanda e che lo farà meglio delle altre istituzioni alle quali mi sono rivolto fino adesso, la prego di accettare i miei ossequi.
Giuseppe Landfisch
PS Mi sono rivolto prima alla Croce Rossa di Ginevra. Ho ricevuto da essa la risposta seguente: " La Croce Rossa Germanica ci manda la notizia che Giacomo Landfisch abita a Wilna sotto l'indirizzo dato da voi". Senza commenti. Giuseppe Landfisch


Mittente e destinatario della lettera che segue non sono identificabili. Il suo contenuto risulta, ad ogni modo, piuttosto significativo, perchè sintetizza alcuni dei temi che attraversano quasi tutte le altre. Il testo, infatti si divide in due parti: la prima, che attirerà l'attenzione del censore, fa riferimento ad un progetto di emigrazione. La seconda, invece, rimanda, se pure in maniera allusiva, a ciò che accadeva ai familiari rimasti a casa. Essa, infine, dimostra che - come previsto dalle norme - anche il traduttore era autorizzato a segnalare eventuali passaggi che dovevano attirare l'attenzione del censore

Ferramonti 2 novembre 1942
Caro Alberto, credo che per sbaglio tu abbia scambiato la lettera indirizzata a me con quella indirizzata a Kurti nella quale chiedi anche di me; come vedi ho letto la lettera per cui ora conosco il tuo indirizzo e ti ringrazio. Io voglio proprio lavorare con te e spero che ciò possa interessarti. Alcune settimane fa ciò era possibile. In realtà ho compreso la tua lettera. Nella busta dove opportunamente era scritto a margine "Posta aerea per internati di guerra, via Sofia, Istanbul, Jerusalem, par Avion (quattro parole in inglese che significano: "Posta per prigionieri di guerra) D'altra parte neppure Dola ha saputo darmi e fornirmi tante informazioni in base di ciò. Essi che hanno il nostro certificato per lo meno così dicono, oppure così concordano coloro che appartengono a quelli di Stanbul "Polant", questi tali hanno timore che non si possa fare il certificato neppure al consolato, però vi è la possibilità di prorogarlo. Se è necessario il visto per andare al confino, neppure Dola può ottenerlo. Naturalmente un uomo così capace ma d'altra parte abbiamo scritto a Giovanni, ma così tutti … (una parola illegibile) coloro che sono accompagnati possono sopportare quella vita. Ora, naturalmente, attendiamo con impazienza la risposta. La mia mamma, che il buon Dio protegga, è con Miklos, ha scritto che non è molto che Ila e il marito sono andati in viaggio, ma Julka è rimasto, al suo riguardo naturalmente ci rallegriamo. Sai farti un'idea, come Ila che in questo frattempo si trova in stato interessante sia tanto sobria? Infelicemente sono fatti molto tristi … (nome illegibile) e Vera in questi ultimi tempi non ci danno alcuna notizia al loro riguardo, sulla loro esistenza, benchè io mi interessi molto dei loro scritti. Zoli scrive, invece, tante di quelle cose; tra le quali che è soldato e … (un nome illegibile) Hesz pure sono con lui. Io non me la prendo se potrò avere qualche volta qualche parola solo per me, Ti abbraccio e bacio unito alla tua nipotina. Tibor
Nota del traduttore: lettera alquanto strana, conviene forse studiare bene quelle inutili ripetizioni di frasi e fuori luogo, principalmente quei nomi di città ecc. Come pure è da osservare l'accurata dicitura sulla busta.

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Richard Oesterreicher arriva a Ferramonti dal campo albanese di Kavaja il 27 ottobre del 1941. Non si conosce il luogo in cui si trovava dopo la liberazione del campo o quello verso il quale si diresse.
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Zlata Oesterreicher Hahn arriva a Ferramonti dal campo albanese di Kavaja il 27 ottobre del 1941. Non si conosce il luogo in cui si trovava dopo la liberazione del campo o quello verso il quale si diresse.
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Bruno Weiss arriva a Ferramonti da Lubiana il 9 novembre del 1941. Non si conosce il luogo in cui si trovava dopo la liberazione del campo o quello verso il quale si diresse.
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Ignac Dromlevic arriva a Ferramonti da Rodi il 27 marzo del 1942. Si imbarcò a Napoli per Fort Ontario (Oswego, New York) nel luglio del 1944
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Giuseppe Landfisch risiedeva a Torino. Viene internato a Ferramonti l'11 marzo del 1941. Risulta presente nel Camp Transit di Bari al 1° ottobre 1944
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i L'Opera di San Raffaele era una impegnata a favorire l'emigrazione dall'Europa di ebrei convertiti. Il direttore dell'Opera era Padre Anton Weber, procuratore generale dell'Ordine dei Pallottini. Secondo quanto dichiarato da Padre Weber, ma non adeguatamente documentato, l'organizzazione avrebbe fatto emigrare dall'Italia circa 1500 ebrei. CFR Susan Zuccotti, Il Vaticano e l'Olocausto in Italia, ed Bruno Mondadori 2001 p.86 e segg.
ii Sull'attività di questo comitato, cfr Giuseppe Fano, Comitato italiano di assistenza agli emigranti ebrei in La Rassegna Mensile di Israel, terza serie, Vol. 31, No. 10/11 (Ottobre-Novembre 1965), pp. 492-530
iii Carlo Morpurgo era il presidente del Comitato italiano di assistenza agli emigrati ebrei di Trieste, arrestato a Trieste il 20 gennaio 1944, deportato e deceduto ad Auschwitz.

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