Dalle leggi razziali all'internamento

Secondo una stima ufficiale del marzo 1940 si trovavano ancora in territorio italiano 3870 ebrei immigrati e rifugiatisi in Italia e dopo il 1918 più tra 2000 e 2500 persone che avevano il diritto di rimanere in Italia. Grosso modo si può dire che tra il settembre del 1939 e il giugno del 1940 a una emigrazione di l0000 o 11000 persone dall'Italia corrispose une immigrazione di oltre 6000 profughi, sempre ad eccezione delle persone in transito, il cui numero non è noto.

Immediatamente dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il l0 giugno 1940, il governo fascista varò delle misure per l’internamento dei cittadini delle nazioni nemiche, seguendo in tal modo l'esempio delle Germania, della Francia, delle Gran Bretagna e di altri paesi. L'internamento fu motivato come strumento per garantire la sicurezza interna e la sicurezza militare - ad esempio contro lo spionaggio - e con esso si voleva evitare che uomini abili al servizio militare lasciassero il paese e si arruolassero nell'esercito nemico. A partire dalla metà di agosto del 1939, dunque poco prima dell'inizio della guerra, le autorità italiane cominciarono i primi preparativi. Solo a partire dal maggio del 1940 sono pero documentabili le prime disposizioni relative all’internamento degli immigrati e dei profughi. In tal modo l'internamento, che all'origine non aveva nulla a che vedere con la politica razziale, entrò in stretta relazione con quest'ultima. Il 15 giugno fu ordinato l'arresto degli uomini ebrei di età compresa tre il 18 e i 60 anni, di nazionalità tedesca, polacca e ceca oppure apolidi. Le donne e i bambini furono allontanati dalla loro residenza e concentrati in luoghi isolati sotto il controllo della polizia nel cosiddetto "internamento libero”.

Il periodo trascorso nelle prigioni locali immediatamente dopo l'arresto durato in genere alcune settimane - prima che fossero pronti i campi di internamento, fu sentito da tutti i detenuti come particolarmente duro. Le celle erano in genere strapiene, prive delle necessarie attrezzature sanitarie e spesse pullulavano di insetti. Accadeva poi frequentemente che gli ebrei fossero rinchiusi insieme ai criminali comuni. Ma la cosa più pesante da sopportare era l'incertezze sulle intenzioni delle autorità italiane. Avevano forse in mente di rispedirli in Germania?
Il trasporto nei campi di internamento ebbe luogo in piccoli gruppi sotto il controllo della polizia, utilizzando le ferrovie. Durante il trasporto dalla prigione ai vagoni ferroviari ai polsi dei detenuti venivano strette talora delle manette, come si usa fare con i delinquenti. Alle donne e ai bambini veniva di regola risparmiato l'arresto, ma si aggiungeva loro di tenersi pronti per la partenza in un giorno determinato e di presentarsi alla prefettura della provincia prevista per il loro internamento.

KLAUS VOIGT