VOCI DALL'INTERNAMENTO

I documenti raccolti in questa sezione provengono dall'Archivio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e sono conservati nel fondo DELASEM, l'organizzazione che si era data il compito di soccorrere gli ebrei stranieri prima profughi, poi internati, nei campi, nelle località, in Italia e nelle zone occupate durante la guerra.

Sono centinaia gli internati che scrivono dai campi e dalle località e le loro richieste, al di là del contenuto, descrivono una condizione che - se era, almeno fino al settembre del 1943, sicuramente "protettiva" per usare un termine allora comune nel linguaggio burocratico - costituiva tuttavia una sorta di totale sradicamento da se stessi e dal proprio mondo e si aggiungeva all'ansia per il futuro e - soprattutto per i profughi - all'angoscia per i parenti che non erano riusciti a fuggire e di cui non si avevano notizie.

Si chiede l'intervento della Delasem per i più svariati motivi: se il sussidio governativo tarda ad arrivare o se viene diminuito dopo un trasferimento, se si vuole cambiare la sede di internamento per ricongiungersi ai parenti che, all'inizio, erano stati separati o che erano stati internati successivamente, se si hanno problemi di salute, se si vuole cercare una scuola per i figli o un modo di proseguire gli studi, se mancano i generi di prima necessità.

Ma si scrive anche perchè la Delasem intervenga a sostenere richieste di internamento: per mogli e figli rimasti nelle città, mentre il capofamiglia era stato internato, senza alcun sostentamento e, ben presto, anche sotto i bombardamenti, ma soprattutto - e questi sono i casi più drammatici - per i parenti che non sono riusciti ad entrare in Italia, e di cui non si hanno notizie.

Quasi sempre le richieste contengono solo le informazioni essenziali, legate all'immediata necessità, ma a volte raccontano anche storie. Tra queste ultime ne ho scelte alcune, quelle che mi sono sembrate più utili a rendere la drammaticità di quella che, ancora oggi, da qualcuno, viene definita una "villeggiatura", ma che per molti si rivelò l'anticamera della deportazione e della morte.

C'è un'ulteriore motivo di interesse che mi ha spinto a creare questa sezione: la possibilità di verificare con immediatezza la ricaduta, sulle persone, sulle loro vite, delle norme che venivano prodotte con burocratica indifferenza.

Ho riportato i documenti così come erano stati composti e scritti, togliendo ogni elemento che possa consentire l'identificazione dell'autore, le parti che toccano situazioni molto personali o quelle ripetute. Ho mantenuto anche, fedelmente, la grafia.