Ringraziamenti

L'idea di questa ricerca nasce circa due anni fa, durante una conversazione con la dottoressa Liliana Picciotto, nella sede del CDEC di Milano. Ho cominciato a svilupparla fin da subito con entusiasmo ma anche, forse, con una certa incoscienza.
L'entusiasmo è durato e dura ancora oggi, l'incoscienza un po' meno, considerato l'impegno che quasi ogni singola ricostruzione  ha richiesto per essere portata a termine con attendibilità e considerati anche i tanti dati che ancora mancano.

Liliana Picciotto ha seguito fin dall'inizio questo lavoro con interesse, attenzione e cura, risolvendo le incertezze, discutendo le ipotesi, guidando la consultazione e l'interpretazione delle fonti. Non solo per questo, però, debbo ringraziarla.

E' stata soprattutto la fiducia che ho avvertito nei miei confronti a sostenermi, fiducia che spero di aver meritato e di continuare a meritare.

Insieme a lei, nel momento in cui sto chiudendo questa prima fase del lavoro, voglio esprimere il debito di gratitudine per i direttori e per il personale dei numerosi archivi che ho consultato, per la competenza e la disponibilità con la quale hanno risposto alle mie richieste.

Penso alle signore della sala studio dell'Archivio Centrale dello Stato, ma anche alle tante altre che, negli archivi di Ascoli Piceno, Macerata, Viterbo, Rieti, Cosenza, Bari, Potenza, L'Aquila, hanno recuperato materiali veramente preziosi per questa ricerca.

Compagno ideale, nell'esplorazione degli archivi, Pancrazio Cipriani, che, se di questa avventura ha visto solo gli inizi, ne ha accompagnato un'altra che, si spera, vedrà la luce presto.

Più che un ringraziamento, vorrei esprimere, infine, sentimenti di stima e di amicizia per tutte le persone che ho avuto modo di conoscere durante il mio lavoro, impegnate in ricerche sullo stesso argomento e disponibili alla collaborazione, allo scambio di informazioni, alla condivisione delle scoperte, all'analisi dei problemi. Come, ad esempio, Claudia Neri e Gabriele Fontana, che stanno conducendo una ricerca sugli ebrei presenti in Valsassina, oggi provincia di Lecco, ma che, negli anni quaranta, apparteneva alla provincia di Como.

Mi piace pensare che questa sorta di "rete" in cui mi sono ritrovata a far parte, possa continuare, anche con l'aiuto di questo mio lavoro, a tenere ben salde le proprie maglie.

E questo invito lo rivolgo, per primi, a Francesca Cappella, autrice della ricerca  Ebrei stranieri internati in Italia , a Luciano Bombarda dell'Associazione culturale "Il Fiume" , che ha già pubblicato una completa ricerca sull'internamento in provincia di Rovigo, e ad Alberta Bezzan che a quest'ultima ricerca ha lavorato e che sta conducendo altre importanti ricerche, ma poi anche a tutti gli altri che hanno sostenuto questo lavoro con il contributo di materiali e suggerimenti e che stanno continuando a lavorare alla ricostruzione ed alla tutela della memoria: il dottor Mario Rende, appassionato ricercatore sul campo di Ferramonti, Michele Aiello presidente del Centro Studi "Giovanni Palatucci", Alberto Tronchin dell'ISTRESCO di Treviso e Luciana Rocchi dell'ISGREC di Gosseto

I vari aspetti dell'internamento degli ebrei stranieri durante il periodo bellico sono diventati da tempo oggetto di studio, all'interno della ricostruzione della nascita, dell'applicazione, delle conseguenze delle leggi razziali emanate dal fascismo: si è compreso, infatti, che, a fronte della tragedia generale, questo aspetto della politica antiebraica del regime fascista, acquista una valenza particolare: nel bene, se così si può dire, per quanto l'internamento nei campi e nelle località, rappresentò per molti la salvezza dalle atrocità che venivano consumate in altri paesi d'Europa, nel male, sicuramente, per quanto rese facile, durante il periodo della repubblica di Salò, ai nazifascisti passare alla persecuzione delle vite anche in Italia.

Molte quindi, le fonti pubblicate che hanno dato un contributo fondamentale a questa ricerca, in primo luogo l'opera di Francesco Folino su Ferramonti e quella di Costantino di Sante sui campi abruzzesi: in effetti, consultando i loro lavori e quelli degli altri citati nelle fonti, ho ritenuto il mio, più che un apporto originale sul piano della conoscenza, un "esperimento" di riutilizzazione o, per meglio dire, di fusione, di quanto loro avevano già scoperto e messo a disposizione degli studiosi.

E spero che anche il mio, sia un contributo che possa dare gli stessi risultati.

Prima di chiudere, però, non posso dimenticare di ringraziare Maurizio Guercio: senza la sua stupefacente competenza, accompagnata dalla più grande gentilezza e da un'enorme pazienza nei confronti di una incerta frequentatrice, quale io sono, degli aspetti tecnici relativi alla costruzione di un sito, non solo la pubblicazione, ma le possibilità di ricerca che il database offre, non avrebbero mai visto la luce.