I 45 GIORNI DI BADOGLIO

Nei quarantacinque giorni del governo Badoglio la situazione degli immigrati e dei profughi ebrei rimase immutata. Il nuovo regime, temendo la riprovazione dei tedeschi, si rifiutò di abrogare le leggi razziali e di revocare l'internamento degli stranieri mentre liberò gran parte dei prigionieri politici.
Secondo Klaus Voigt al momento dell’armistizio, degli ebrei stranieri in Italia: 6400 erano quelli internati, 2000 quelli che, nelle more della legislazione che li colpiva, erano rimasti nei propri luoghi di residenza, 1300-1500 erano i profughi passati dalla Francia all’Italia. “In tutto oltre 10000 ebrei stranieri, vale a dire un quarto di tutti gli ebrei e delle persone di origine ebraica colpite dalla politica razziale che si trovavano in Italia (Klaus Voigt, “Il rifugio Precario” vol II, ed. La nuova Italia, pp.399-340)

12 luglio 1943 - Proclama n. 7 dell’Allied Military Governement (AMG of occupated territory,): abrogazione di "qualsiasi legge che fa distinzione contro qualsiasi persona o persone in base a razza, colore, fede (in Toscano (a cura di) L'abrogazione delle leggi razziali in Italia

Dichiarazione di Badoglio:
"Non era possibile, in quel momento, addivenire ad una palese abrogazione delle leggi razziali, senza porsi in violento urto con i tedeschi (...) feci chiamare diversi esponenti ebrei e comunicai loro che (...)queste sarebbero rimaste come INOPERANTI"

29 agosto 1943 - Relazione di Padre Tacchi Venturi al Segretario di Stato della Santa Sede cardinal Maglione Santa sede : la legislazione razziale : " ....secondo i proncipi e la tradizione della chiesa cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma contiene pure altre meritevoli di conferma

(Citazioni tratte da: Michele Sarfatti: "I 45 giorni dell'estate del 43" - Storia d'Italia annali 11 - ed. Einaudi, vol.2 pp1728 e segg)

Le disposizioni del governo Badoglio

14 agosto 1943 - Dispaccio telegrafico del Ministero dell'Interno - Disposizioni relative liberazione detenuti, confinati e internati

Disposizioni relative liberazione condannati, detenuti, confinati et internati politici si debbono estendere anche ai comunisti alt Pregasi provvedere subito secondo disposizioni già date per gli altri politici alt Nell'occasione pregasi provvedere subito per condannati et giudicabili alle richieste di liberazione da farsi alle Autorità Giudiziarie le quali fin'ora pare ne abbiano ricevuto soltanto poche mentre è intendimento Governo che liberazioni siano fatte presto alt Per connotati liberati dal carcere dal confine o dall'internamento pregasi provvedere perché siano segnalati autorità di destinazione le quali dovranno vigilarli efficacemente e cautamente segnalando Ministero ogni emergenza alt Assicurino a vista.Capo Polizia – Senise 413( ACS, MI, Direzione generale pubblica sicurezza, divisione affari generali e riservati, CTG. A5G, II guerra mondiale, internati civili pericolosi )

15 agosto 1943 - Telegramma 441/49386 del Ministero dell'Interno
.Seguito circolare 14 corrente n. 49216/441 si precisa che analogamente a quanto disposto in precedenza debbono essere esclusi dalla liberazione dei condannati, detenuti, confinati et internati politici individui responsabili attività anarchica et spionistica et allogeni Venezia Giulia et territori occupati. Aggiungesi che anche confinati comunisti ammoniti debbono cessare obblighi relativi. Per attentatori richiamasi disposizioni impartite con circolare 3 corrente n. 47516/441. Presente circolare et precedente dovranno essere comunicate da Questori competenti e Direttori campi concentramento.Capo Polizia - F.to Senise (ACS, MI, Direzione generale pubblica sicurezza, divisione affari generali e riservati, CTG. A5G, II guerra mondiale, internati civili pericolosi )

27 agosto 1943 – Dalla DELASEM di Genova – Nota per Roma
Continuano a pervenirci richieste insistenti degli internati dell’Italia settentrionale, comprese le province emiliane, e maggiormente dalle province di Trieste, Fiume, Spalato e Cattaro, di essere trasferiti nell’Italia centrale, e specialmente verso le province di Chieti, l’Aquila ecc.
Inoltre si chiede che vengano emanate immediatamente disposizioni alla Regia Questura, perché vengano rilasciati a tutti gli internati dei documenti di identità personali, possibilmente dai quali non apparisca la razza, come sicura precauzione per un caso di mutamento della situazione.
Riteniamo sia opportuno insistere presso le superiori autorità onde ottenere almeno il rilascio dei documenti di identità e, se possibile, almeno il trasferimento degli ebrei delle province di Trieste, Fiume, Spalato e Cattaro, tenendo particolarmente conto pure di tutti gli ebrei delle province di Spalato e Cattaro che non possono abbandonare la loro dimora senza esplicita autorizzazione delle locali Autorità di Pubblica Sicurezza UCEI,AUCII, DELASEM, F. 45 C

Il documento appare tanto più interessante se si considera ciò che scrive Michele Sarfatti in: "Agli ebrei italiani: la salvezza è a sud!"

10 settembre 1943 - Telegramma del capo della polizia Carmine Senise
In dipendenza conclusione armistizio, pregasi disporre che gli internati sudditi stati nemici siano liberati. Internati suddetti che non abbiano possibilità sistemazione per proprio conto, possono essere lasciati campi o comuni residenza, continuando corresponsione loro favore sussidio giornaliero. In tal caso, nei confronti internati nei comuni dovranno essere revocate misu- I re restrittive libertà mantenendo loro riguardi generica vigilanza. (Carlo Spartaco Capogreco: “I campi del duce - L'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943)” Ed. Einaudi p 171

Il telegramma rimase inoperante nella maggioranza delle sedi di internamento. Nelle rare eccezioni in cui venne applicata (rinvenuti documenti per la provincia di Arezzo e dell'Aquila) la disposizione non sortì alcun effetto, in quanto preceduta dall'occupazione tedesca.