Verso il Sud


27 agosto 1943 - Dalla DELASEM di Genova - Nota per Roma

"Continuano a pervenirci richieste insistenti degli internati dell'Italia settentrionale, comprese le province emiliane, e maggiormente dalle province di Trieste, Fiume, Spalato e Cattaro, di essere trasferiti nell'Italia centrale, e specialmente verso le province di Chieti, l'Aquila ecc."i

Alla luce di quanto accadde nei mesi successivi, si comprende che i timori espressi alla DELSEM erano molto fondati, ma la richiesta non fu accolta.
Accadde così che gli internati nei campi e nelle località del Sud dell'Italia al di sotto della linea Gustav - a Ferramonti, Campagna, nella provincia di Potenza ecc - furono liberati dalle truppe alleate, mentre quelli che si trovarono a Nord della linea, anche nelle sue immediate vicinanze, come gli internati nelle province abruzzesi o in quella di Frosinone, rimasero intrappolati.

Nonostante ciò la fuga verso il Sud rimase una speranza per molti. Ci sono province, come Treviso, Vicenza , Parma, solo per citarne alcune, in cui nei giorni immediatamente successivi all'8 settembre quasi tutti gli internati si allontanarono "arbitrariamente" come scrivevano le autorità dell'epoca. I documenti consultati per la compilazione del database ci offrono la possibilità di verificare quanti di loro riuscirono a raggiungere la salvezza.

L'"incrocio" da cui si ottengono le informazioni è il seguente:
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Qui la tabella (formato pdf) che riporta i dati finora recuperati.

Da rilevare che nella tabella è presente anche il numero di coloro che, nel luglio del 1944, riuscirono ad imbarcarsi sulla nave messa a disposizione dal presidente Rooswelt che decise di ospitare negli Stati Uniti, per un anno, profughi ebrei provenienti dall'Europa. Poiché l'imbarco avvenne nel porto di Napoli , è evidente che chi proveniva dal Nord non ancora liberato doveva aver passato le linee del fronte per trovarsi nella zona quando la partenza fu organizzata.
"…se è vero che dietro ad ogni ebreo deportato ed ucciso c'è un italiano non ebreo che gli ha chiuso la porta in faccia, dietro ad ogni sopravvissuto c'è un italiano che l'ha salvato" affermava Michele Sarfatti in una intervista di qualche anno fa, e se si pensa a quali fossero le condizioni in cui avveniva la fuga verso il Sud degli ex internati, stranieri, privi di documenti e di risorse economiche, ci si rende conto che anche la cifra di 655 persone finora individuate che riuscirono a mettersi in salvo testimonia di tutto l'aiuto che ciascuna di esse dovette ricevere. Questa cifra, però, potrebbe risultare anche maggiore se si riuscisse ad identificare tutti i luoghi di provenienza degli ex internati presenti negli elenchi dei sussidiati e se, di questi ultimi, si riuscissero a trovare - negli Archivi di Stato delle singole province - le copie complete.


Dalla Jugoslavia occupata


La nota ricevuta dalla DELASEM citata sopra, parla anche di internati a Fiume, Spalato e Curzola. Si tratta, evidentemente, di internati che erano stati raccolti nei campi istituiti dalle forze armate italiane nei territori da loro occupati.
Per quanto riguarda Fiume, il riferimento è al campo di Arbe (Rab), localizzato nell'isola omonima, appartenente alla Provincia del Carnaro, in una parte del quale, a partire dal maggio del 1943 furono trasferiti gli ebrei che si trovavano nel territorio croato occupato dalla Seconda Armata.
L'isola di Curzola (Korcula), invece, apparteneva alla Dalmazia e, alla data in cui fu inviata la nota alla DELSEM, era ancora territorio italiano. Gli ebrei in essa internati non furono trasferiti ad Arbe, come pure sembra che fosse previsto, a seguito del precipitare degli eventi bellici.
Il riferimento a Spalato potrebbe indicare sia gli ebrei appartenenti alla locale Comunità, sia quelli profughi che avevano raggiunto la città e che erano riusciti ad evitare l'allontanamento verso i luoghi di provenienza.ii
Subito dopo l'armistizio dell'8 settembre, all'arrivo dei tedeschi, molti degli ebrei presenti in questi territori si unirono ai partigiani, mentre altri attraversarono l'Adriatico per raggiungere l'Italia del sud liberata dagli alleati.
Tra questi ultimi, molti vennero ospitati nei campi di Bari, Lecce, Taranto, predisposti dall'UNRRA sotto il controllo del War Refugee Board americano (formato pdf). Essi erano sussidiati dal governo italiano ed è proprio la documentazione relativa all'erogazione di questo sussidio che ha consentito l'individuazione dei loro nomi.
Allo stato delle ricerche è stata individuata la provenienza da campi o località jugoslave (dal database) di soli 454 tra questi rifugiati. La documentazione relativa, infatti, è molto scarsa e, qualora esistesse, difficilmente accessibile.
Altri, invece, dovettero mantenersi autonomamente, perché i loro nomi compaiono solo in altri elenchi, come quello dei rifugiati che si imbarcarono da Taranto nel maggio del 1944 per raggiungere l'allora Palestina (vedi http://www.annapizzuti.it/lettere/l03c.php) o da Napoli per raggiungere Fort Ontario nel luglio successivo.


Verso la Svizzera


Le informazioni sulle vie di fuga degli ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico si completano con il numero di coloro che, dalle province situate soprattutto nel nord del paese, riuscirono a passare il confine e a mettersi in salvo in Svizzera (formato pdf)



i UCEI,AUCII, DELASEM, F. 45
ii Le vicende degli ebrei presenti nei territori jugoslavi e della loro fuga verso i territori annessi all'Italia o occupati dalla Seconda armata fino al 1943 sono descritte nel saggio Dalla Jugoslavia occupata