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Alberto Freund di Massimiliano, Bratislava, 9 marzo 1903, farmacista

Alberto Freund arriva da Rodi a Ferramonti il 12 febbraio del 1942i , ma il primo dei documenti contenuti nel suo fascicolo personale di porta la data del 15 luglio del 1942.
Si tratta della copia dell'istanza presentata da Olga Freund, maritata Gansl contenete il nullaosta della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, tesa ad ottenere che il di lei fratello Freund Albert, internato nel Campo di concentramento di Ferramonti, venga trasferito a Mel (BL) presso lei medesima.
L'ordine di avviare l'internato, con foglio di via obbligatorio, verso la nuova sede viene inviato alle autorità interessate il 26 luglio successivo, ma la partenza dovette essere rimandata di qualche giorno, poiché solo il 14 agosto del 1942 Il Prefetto di Belluno informa le stesse autorità, che il soprascritto ebreo, in data 8 andante, munito di foglio di via rilasciato dal direttore del campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, è giunto nel comune di Mel di questa provincia, dove è stato internato. Al predetto sarà corrisposta, quale indigente, il sussidio e l'indennità di alloggio nella misura prescritta.
La documentazione riprende il 19 novembre del 1943, quando Alberto Freund, premettendo di essere naufragato in Mare Egeo, salvato dalla Marina Italiana, attualmente internato civile di guerra a Mel, provincia di Belluno, fa richiesta di essere ricoverato in ospedale a Belluno per fare operare l'appendice di cui ha bisogno secondo il certificato di medico (sic). Con piena fiducia nell'alta compassione umana di Cod. On. Ministero e sperando che la sua rispettosa domanda non sarà negata, ringrazia anticipatamente e si firma.
La data in cui l'istanza viene inviata testimonia il fatto che Alberto Freund è rimasto a Mel nonostante gli avvenimenti che si erano susseguiti dopo la caduta del fascismo e l'armistizio dell'8 settembre che avevano creato grande preoccupazione tra tutti gli ebrei stranieri internati nelle regioni del nord Italia ed anche in quelli presenti nel bellunese. Preoccupazione cui, peraltro, sembrava essere sensibile lo stesso Prefetto della provincia che il 9 settembre informava Ministero dell'Interno a Roma che stamane otto ebrei allontanatisi da località internamento questa provincia, per ignota destinazione. Tutti gli altri ebrei, circa 160 internati in vari comuni provincia vivamente impressionati per temuto prossimo arrivo truppe tedesche. Pregasi esaminare opportunità loro trasferimento altre località. ii
Tre giorni dopo, il 12 settembre il piano di invasione tedesco era già concluso. E la provincia di Belluno rientrò in una delle due zone che passarono sotto il diretto controllo tedesco. Erano le cosiddette "Zone di operazioni": la Operationszone Alpenvorland, ovvero la Zona d'operazione delle Prealpi, che comprendeva le province di Bolzano, Trento e la stessa Belluno e l'Adriatisches Küstenland, cioè la Zona d'Operazioni del litorale Adriatico. Commissario Supremo della prima zona era Franz Hofer, il quale aveva pieni poteri, compreso quello di vita e di morte e rispondeva solo e direttamente a Hitler. Al mantenimento dell'ordine pubblico nell'intera zona collaboravano reparti locali, come il secondo battaglione del SS-Polizei-Regiment "Bozen", il CST, il Corpo di Sicurezza Trentino.
In essa, come del resto nella limitrofa Adriatisches Küstenland, la cosiddetta "questione ebraica" era gestita direttamente dagli occupanti e dai collaborazionisti.
Di tutto questo non c'è traccia nei documenti contenuti nel fascicolo di Alberto Freund: la sua pratica viene seguita dalle autorità come da consuetudine. iii
Il 26 novembre 1943 il Capo della provincia di Belluno comunica al Ministero dell'Interno che Alberto Freund ha presentato l'allegata istanza tendente ad ottenere il ricovero nel locale ospedale civile, dove dovrebbe essere operato di appendicite. Si trasmette il certificato medico, significando che, essendo il Freund indigente, in caso di accoglimento dell'istanza, le spese relative andranno a carico di codesto Ministero.
Il 16 dicembre successivo, quando è già stato emanato dal governo della RSI l'ordine di arresto di tutti gli ebrei, da Roma rispondono: si prega di disporre che l'internato in oggetto sia sottoposto a visita di codesto medico provinciale, riferendo se necessiti di essere ricoverato in ospedale Pel capo Polizia.
Non è dato sapere se le condizioni di salute di Alberto Freund fossero gravi come vengono descritte nel certificato rilasciato lo stesso 19 novembre dal medico del paese o se egli sperasse che il ricovero in ospedale potesse metterlo al riparo dal destino che attendeva gli ebrei internati nel comune di Mel.
Quello che è certo è che il 19 febbraio del 1944 essi furono tutti arrestati da italiani con tedeschi, trasferiti a Fossoli e da lì deportati ad Auschwitz il 19 febbraio del 1944. Alberto Freund e la sorella Olga perirono nella Shoahiv


i Anche il suo nome è inserito nella lista dei naufraghi citata in nota 3
ii Cfr: ACS, Mi, Dgps, AGR, A4bis (Stranieri internati),b.9, f.75: "BELLUNO", Prefetto di Belluno a Ministero dell'Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, telegramma n. 00923 del 9 settembre 1943. Poche settimane prima, il 21 agosto, lo stesso prefetto aveva raccolto un'altra preoccupazione degli ebrei internati e l'aveva trasmessa a Roma: Da parte di molti Podestà di Comuni, ove trovansi internati ebrei, viene richiesto che agli stessi possa essere rilasciata la carta di identità- Tenuto conto dell'attuale stato di guerra e dei controlli frequenti da parte dei militari, preposti al servizio di ordine pubblico, che spesso procedono al fermo di persone perché sprovviste di carta di identità, si prega codesto ministero di compiacersi di far conoscere le proprie determinazioni in merito. Sul testo, le integrazioni che dimostrano che il Ministero dà seguito alla nota, passandola alla Demorazza. Cfr, IVI, Belluno a Ministero dell'Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, nota n…54/9
iii Bisogna ricordare che, sotto la Repubblica sociale, campi e località di internamento per ebrei stranieri continuarono a funzionare secondo le procedure stabilite nel giugno del 1940. Quelli che non se ne erano allontanati prima dell'8 settembre furono quindi facile preda dei nazifascisti.
iv Cfr: I nomi della Shoah italiana Dei 148 ebrei stranieri internati che, allo stato delle ricerche, risultavano presenti nella provincia di Belluno al momento dell'occupazione, 50 furono deportati e 45 risultano essersi messi in salvo allontanandosi, principalmente verso il sud dell'Italia. Cfr il database presente su questo sito

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