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Abstract

La raccolta epistolare che viene presentata comprende 134 lettere, 19 inviate, 115 ricevute da ebrei stranieri internati a Ferramonti.
Le lettere sono state rinvenute in un fascicolo contenente documenti ed elenchi riguardanti il campo d'internamento calabrese.
Nello stesso fascicolo sono conservate anche numerose note di accompagnamento delle lettere sia in partenza che in arrivo nel campo che ne documentano il passaggio tra i vari uffici che si occupavano della traduzione e della censura della corrispondenza, prima che a questa fosse consentito o meno il corso. Le lettere in partenza da Ferramonti - sia le poche contenute nel fascicolo che quelle di cui si ha notizia attraverso le note di accompagnamento - sono state inviate tra il mese di dicembre del 1942 e l'agosto del 1943. I destinatari sono, in prevalenza, enti di assistenza , legazioni estere, esponenti del Vaticano e sedi della Croce Rossa di vari paesi .
A scriverle sono sia ebrei stranieri residenti da anni in Italia ed internati fin dal giugno del 1940, sia profughi o rifugiati che in Italia erano arrivati in vario modo, prima di essere internati tra il 1940 e il 1942. Le lettere provenienti dai paesi d'origine degli internati si situano, invece, tra il mese di aprile e quello di ottobre del 1942.
I destinatari - 58 dei quali sono stati identificati con sicurezza - sono quasi tutti profughi arrivati in Italia durante la guerra. Si tratta, in maggioranza, di naufraghi della nave Pentcho, ma non mancano appartenenti al gruppo cosiddetto dei bengasioti o i profughi provenienti dalla Jugoslavia occupata.

Le tre tipologie di materiali esaminati contengono elementi sufficienti alla loro contestualizzazione rispetto:
- alle norme che regolavano la censura di tutti i mezzi di comunicazione istituita dal regime al momento dell'entrata in guerra dell'Italia;
- all'internamento degli ebrei stranieri in Italia, con riferimento ai luoghi di provenienza dei profughi che furono internati dopo l'entrata in guerra dell'Italia;
- alle vicende degli ex internati che si trovavano nell'Italia del sud liberata dagli Alleati;
- alla condizione in cui vivevano gli ebrei nel 1942 in alcuni paesi dell'Europa orientale.

La contestualizzazione è stata realizzata mediante la compilazione di quattro schede storiche che precedono la trascrizione delle lettere.
Una di esse, in particolare, sintetizza l'evoluzione della politica antiebraica attuata dal governo ungherese, in considerazione del fatto che gran parte delle lettere proviene da familiari di internati che, prima della loro fuga, risiedevano nei territori che erano stati tolti all'Ungheria alla fine della prima guerra mondiale e che essa aveva riottenuto tra il 1938 e il 1940.
La quasi totalità dei mittenti e dei destinatari delle lettere è stata identificata. Degli internati si presenta il percorso di internamento e il luogo in cui si trovano o verso cui si dirigono dopo la liberazione.
Sono state ricercate anche informazioni sulle vicende storiche che interessarono le località dalle quali le lettere provenivano, in particolare quelle relative al periodo della persecuzione, ma va detto che non per tutte esse sono state rinvenute.
Dei familiari o degli amici che scrivono loro è stato verificato - per quanto possibile - il destino, tramite il controllo incrociato di informazioni reperite in tutte le fonti a disposizione, a partire dal database contenente i nomi delle vittime, in rete sul sito dello Yad Vashem.
Va precisato, infine che la raccolta, pur contenendo esclusivamente corrispondenza relativa agli ebrei stranieri internati nel campo di Ferramonti, viene presentata come contributo alla ricerca generale su quel particolare aspetto della persecuzione antiebraica attuato dal fascismo. Gli argomenti di cui trattano queste lettere, infatti, possono essere considerati a buon diritto comuni alla gran parte della corrispondenza inviata o ricevuta da tutti gli ebrei stranieri, qualunque fosse la loro sede di internamento.
Al saggio è aggiunta una breve appendice dedicata all'esame dei meccanismi censori su alcune lettere inviate o ricevute da uno degli organizzatori del viaggio della nave Pentcho, durante la permanenza dei naufraghi nel campo di San Giovanni.



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