Tabulazione dei dati Dal Fondo Questura dell'Archivio di Stato di Fiume Le storie

La valutazione dei dati contenuti nelle tabelle


Il lavoro di ricerca finora svolto consente di suddividere in tre categorie gli intestatari dei fascicoli. La prima comprende gli ebrei residenti nella Provincia del Carnaro, quelli provenienti da varie nazioni dell'Europa centro-orientale che nella provincia si rifugiarono per sfuggire alle persecuzioni naziste e quelli in essa presenti per periodi più o meno lunghi a partire dal 1935 sui molti dei quali, fino ad ora, non si sono raccolte informazioni più precise.
La seconda raccoglie i nominativi di ebrei internati da altre città italiane, gli ebrei i cui nomi, sono stati rinvenuti in elenchi generali;1 ad essi vanno aggiunti vari nominativi di ebrei trasferitisi dalla stessa Provincia del Carnaro in altre città italiane, ed anche quelli di ebrei deportati sempre da altre città italiane e mai incontrati negli elenchi fiumani.
Alla terza appartengono gli ebrei profughi dalla Jugoslavia occupata, sia quelli che si diressero verso la Provincia del Carnaro o verso le altre zone dell'allora Jugoslavia annesse all'Italia, sia quelli rimasti nelle zone occupate militarmente.

Prima di passare ad una valutazione, per quanto sintetica, dei dati finora raccolti e presentati nelle tabelle che seguono, occorre precisare che:

  1. essi riguardano esclusivamente i 2896 intestatari o nominativi contenuti nei fascicoli che è stato possibile finora identificare;
  2. le cifre riportate nelle tabelle non corrispondono a quelle che sono emerse dalle altre ricerche riguardanti la Provincia del Carnaro e le vicende dei profughi dalla Jugoslavia occupata presenti sul sito, in quanto l'elenco riporta solo il nome dell'intestatario di ciascun fascicolo e non i nomi dei familiari che esso potrebbe contenere;
  3. la data del 6 aprile del 1941, giorno in cui iniziò l'invasione della Jugoslavia è stata utilizzata come una sorta di spartiacque in relazione all'internamento, allo scopo di sottolineare le due valenze che questa forma di costrizione assunse: quella dichiaratamente persecutoria contro gli ebrei stranieri presenti in Italia nel giugno del 1940, quella equivalente alla salvezza per i profughi provenienti dalla Jugoslavia.

I dati relativi alla prima tipologia di intestatari dei fascicoli sono presentati nella tabella intitolata: Fascicoli intestati o contenenti nomi di ebrei residenti e profughi presenti nella Provincia del Carnaro prima dell'invasione della Jugoslavia.
Ad essa appartiene il numero maggiore degli intestatari fino ad ora identificati. Tra di essi prevalgono i nominativi degli ebrei i quali - come la quasi totalità degli ebrei residenti nella provincia - provenivano da altre nazioni europee e avevano acquisito la cittadinanza italiana solo intorno agli anni trenta, a seguito delle vicende storiche che nel primo dopoguerra interessarono la città di Fiume ed il territorio ad essa circostante. Il decreto promulgato il 7 settembre del 1938, li aveva resi apolidi e, di fatto, equiparati agli stranieri ed è questo il motivo della presenza di fascicoli personali ad essi intestati nel fondo che si sta prendendo in esame. La tabella segnala, inoltre, la significativa presenza di fascicoli intestati ad ebrei i quali, pur risiedendo come i primi da lungo tempo nella provincia, avevano conservato la loro nazionalità di origine e che, considerata questa loro particolare condizione, erano entrati in rapporto con l'Ufficio stranieri della Questura di Fiume anche negli anni precedenti la promulgazione delle leggi antiebraiche.
Meno numerosi i fascicoli i cui intestatari sono stati individuati come profughi provenienti dalla Germania, dall'Austria o da altre nazioni dell'Europa orientale.2 Alcuni di questi potrebbero essere rinvenuti anche tra gli intestatari dei fascicoli per i quali la prima schedatura effettuata dal personale dell'archivio fiumano segnala solo la presenza nella provincia negli anni precedenti il 1941. Altrettanto probabile è però che diversi di questi fascicoli riguardino ebrei che soggiornavano a Fiume in attesa di imbarcarsi o con la speranza di riuscire ad entrare clandestinamente in Jugoslavia, attraversando il fiume Eneo che segnava il confine con l'attigua Susak, allora jugoslava, o raggiungendo via mare i dintorni della stessa località.3

I dati relativi alla seconda tipologia sono contenuti nella tabella intitolata: Fascicoli intestati o contenenti nomi di ebrei residenti e profughi presenti in altre località italiane prima dell'invasione della Jugoslavia.
La presenza di un numero in proporzione abbastanza elevato di fascicoli intestati ad ebrei per i quali non risulterebbe, stando almeno alla documentazione finora rinvenuta, alcun contatto con la Provincia del Carnaro ha posto fin dall'inizio numerosi interrogativi.
Premesso che questi andrebbero risolti solo esaminando i documenti contenuti in tutti i loro fascicoli, al momento possono essere fatte solo ipotesi, alcune, peraltro, suffragate anche da qualche prova.
La prima rimanda alla mobilità di molti dei profughi presenti in Italia ed al fatto che essi potrebbero essere passati anche per la Provincia del Carnaro. L'obbligo imposto agli stranieri di rendere la dichiarazione di soggiorno presso le questure delle città in cui si trovavano, anche se la permanenza durava pochi giorni, potrebbe giustificare l'apertura di un fascicolo ad essi intestato.
Va tuttavia ricordato che l'Ufficio stranieri della questura di Fiume operava in una provincia di frontiera, e che poteva avere, tra i suoi compiti, quello di registrare l'ingresso sul territorio di propria giurisdizione di quelle che, in linguaggio burocratico, erano definite "comitive" di profughi. Per la stessa ragione l'ufficio poteva essere destinatario di segnalazioni riguardanti interi gruppi di profughi in possesso di visti di transito e diretti, per imbarco, anche verso altre città portuali.
L'unica spiegazione confortata da prove documentali è quella che rimanda alla segnalazione ed alla richiesta di rintraccio di ebrei che si erano allontanati arbitrariamente dai luoghi di residenza nel 1940, quando venne ordinato il loro internamento oppure di ebrei internati o comunque sottoposti a vigilanza datisi alla fuga dopo l'8 settembre del 1943.

La terza tabella, intitolata Fascicoli intestati a profughi provenienti dalla Jugoslavia occupata, raccoglie le informazioni che è stato possibile ricavare confrontando i nominativi degli intestatari dei fascicoli personali con le fonti finora a disposizione relative all'afflusso nella Provincia del Carnaro di ebrei in fuga dalle atroci persecuzioni cui erano sottoposti in Croazia o dalle deportazioni nei lager nazisti.
I dati in essa contenuti vanno letti più in proporzione che in assoluto, considerato il fatto che sono ancora circa 2000 i fascicoli personali dei quali si ignora completamente il contenuto. Si spera, tuttavia, che essi, se pur parziali possano contribuire ugualmente alla ricostruzione di una vicenda che richiede ancora studi approfonditi e soprattutto verifiche adeguatamente documentate.
L'aspetto che maggiormente colpisce è , ad ogni modo, quello relativo alla diversità delle condizioni in cui i profughi vennero a trovarsi, a seconda che riuscissero ad essere accolti in Italia, purchè dimostrassero di potersi mantenere a proprie spese o che fosse loro impedito l'ingresso alla frontiera o il soggiorno, spesso dopo lunghi periodi trascorsi in carcere.
Significativo, anche nel caso dei profughi, il fatto che diversi di loro non erano affatto transitati nella provincia del Carnaro oppure, entrati a Susak o a Fiume ed essendo sfuggiti alle retate delle forze dell'ordine, avevano raggiunto altre città italiane (in primo luogo Trieste, ma anche altre più lontane da Fiume) e da esse erano stati internati.
Tra gli intestatari dei fascicoli sono presenti anche ebrei internati nei campi istituiti dai militari italiani prima a Kralijevica (Porto Re), località situata poco oltre la frontiera della provincia del Carnaro e, successivamente, sull'isola di Rab (Arbe). La presenza dei primi può essere spiegata, ad esempio, con le istanze con cui alcuni di essi chiedevano di poter entrare in Italia, mentre quella dei secondi è legata al fatto che l'isola di Rab faceva parte dei territori annessi alla provincia del Carnaro a seguito dell'invasione della Jugoslavia.


Dal database dei fascicoli del Fondo Questura dell'Archivio di Stato di Fiume


1 Tra questi, ad esempio, quelli compilati dai Prefetti delle varie province italiane a partire dal mese di settembre del 1938, quello costituito dalla stessa Rubrica speciale di Frontiera o quelli conservati nel fondo Demorazza dell'Archivio centrale dello Stato
2 Per completezza di informazione va ricordato che Fiume non fu tra le mete preferite dagli ebrei profughi dalle varie nazioni europee sottoposte al nazismo o da esso minacciate. Solo quattro furono le navi dirette verso l'allora Palestina che partirono dal porto della città tra il 1938 e il 1939, mentre il grosso del traffico degli emigranti gravitava sul porto della vicina Trieste
3 Vari documenti segnalano questi tentativi di ingresso illegale avvenuti soprattutto nel 1939, quando la legislazione antiebraica della Jugoslavia non ancora smembrata dall'invasione, per quanto restrittiva, contemplava maggiori possibilità di accoglienza per i profughi che riuscivano a varcare le sue frontiere. Cfr Klaus Voigt: Villa Emma - Ragazzi ebrei in fuga - 1940/1945, La Nuova Italia, Firenze 2002 pp. 43-46 e, per il numero di ebrei profughi stranieri presenti in territorio jugoslavo anche il saggio Dalla Jugoslavia occupata presente sul sito

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